PROLOGO: Cape Cliff, Salisgraveshire, Scozia nord-occidentale
Era una creatura avvizzita, pallida ombra di un uomo, costretta ad appoggiarsi ad un bastone. Eppure, riusciva ancora ad ergersi con dignità nella pioggia, mentre fissava il mare agitato dal vento.
Il suo nome era Victor Salisgrave, signore di quelle terre e discendente di una lunga dinastia di maghi che affondavano la loro storia nel popolo pitto. Al suo fianco, sedeva una curiosa creatura grande come un alano ma simile ad un gargoyle, dal corpo di argento liquido decorato da file di eleganti rune.
Il nome della creatura era Claudius, ed era il familiare del Conte. “Cosa stiamo facendo qua fuori, padrone? Credo che mi arrugginirò.”
Un lampo illuminò la notte tempestosa. Il tuono fece tremare il bastione. “Aspetto un ospite.”
“Un ospite? Chi..?” prima che terminasse la frase, Claudius ne percepì la presenza. Fu come se un artiglio infuocato avesse toccato la sua essenza. Chiunque fosse, proveniva direttamente dalle più remote profondità dell’inferno, ne era sicuro! Il gargoyle si voltò, una delle rare volte in cui era capace di mostrarsi minaccioso…
“Benvenuto, Principe,” disse il Conte, voltandosi, incontrando lo sguardo malevolo di una creatura simile ad un ratto antropomorfo, vestito elegantemente di un completo nero, corredato da una mantella e un bastone d’ebano dal pomolo d’oro.
La creatura si produsse in un inchino formale, poi mostrò un sorriso fatto di tanti, tanti denti lunghi e aguzzi. “Dankeschön, Rechnugen. Verminus Rex, Spirito della Vendetta, è curioso di conoscere i contenuti del tuo invito.”
MARVELIT presenta
DARK HERITAGE
Episodio 1 di 6 - Gli Uomini-Scimmia di Sarus
Di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
Mese 1
Deserto del Sahara, regione di Sarus, Catena dell’Atlante
In questa particolare regione del deserto, fra le aride rocce, di giorno la temperatura raggiunge temperature tali da uccidere un essere umano in pochi minuti. Neppure gli scorpioni osano posare il loro passo, quaggiù. E di notte, non va meglio: l’escursione termica è violenta, brusca, e trasforma la roccia rovente in una distesa ghiacciata molto al di sotto dello zero.
Solo tre categorie di persone potevano muoversi in queste distese desolate. I beduini, ed anche essi usavano tutta la prudenza del caso, mai nel mezzo del giorno o della notte. L’altra erano i misteriosi nativi che, si diceva, da generazioni popolavano la più inaccessibile delle zone di Sarus. La terza erano, tecnicamente parlando, degli stranieri; più precisamente, nove stranieri come non se ne erano mai visti in queste terre:
Ø Anubi (Ahmad Azis), alto sacerdote dell’omonima divinità egiziana.
Ø Carrion (William Allen), il non-morto nato dagli effetti di un virus.
Ø Hobgoblin (Jason Phillip Macendale), l’uomo-demone.
Ø Nightshade (Tinda Johnson), la licantropa.
Ø Moonhunter (Zachary Moonhunter), ex cacciatore di licantropi
Ø Dreadknight (Bram Velsing), l’oscuro cavaliere latveriano.
Ø Inferno, il golem di metallo rovente
Ø Hood (Trevor Corson), un ragazzo nativo dell’elusivo Darkmere.
Ø Serjey D’arby, il Barone Nero, un arcivampiro europeo.
In una parola, i Supernaturals, i tetri esecutori della volontà del Conte di Salisgrave. Ed oggi erano qui per un incarico della massima importanza.[i]
Il gruppo si era materializzato ai piedi di una montagna, che si stagliava come un nero pezzo di carbone contro il cielo notturno.
“Siamo sicuri che sia questo l’obiettivo?” chiese Hood, chiudendosi nel mantello. “Cristo, si gela da paura!”
“La cosiddetta Montagna della Morte,” disse Dreadknight. “Anche se questa non ha la forma di teschio, dubito che il Conte ci porterebbe altrove tanto per divertirsi. Non nelle sue condizioni.” Lo scopo di quella missione era localizzare i misteriosi abitanti della montagna e rubare loro un certo ‘elemento della giovinezza’ che avrebbe permesso al Conte di ripristinare il proprio vigore.
“Com’è che si chiama quella roba?” fece Hood. “Juve? Youngezia?”
“Si chiama Celestis Iuvinetia, ed è custodita da una tribù chiamata i Samiari.” rispose Anubi. “E ora basta perdere tempo: abbiamo una missione da portare avanti. Inferno, precedici.” Il gruppo si incamminò lungo il sentiero che costeggiava la montagna. In quella oscurità vecchia come il mondo, la fonte di luce più potente era quella del corpo del golem, seguita dalla sinistra fosforescenza di Carrion che chiudeva la fila.
“Immagino che volare fino all’obiettivo fosse fuori discussione,” disse Hobgoblin, dopo quasi due ore di quella sfacchinata. Quelli di loro che potevano sudare, nonostante fossero ben protetti dagli elementi, si sentivano come una patina gelida sulla pelle.
“Secondo le storie, il solo modo per raggiungere la cittadella dei Samiari è attraverso questo sentiero, ammesso di sopravvivere alla scalata…” Come se le parole di Anubi fossero state un segnale, in quel momento tutta la montagna si mise a tremare! Il suono sembrava venire dappertutto, ma le fini orecchie di Nightshade percepirono la sorgente. In alto! “Frana!”
Massi enormi stavano precipitando verso il gruppo! Erano semplicemente troppi e troppo vicini per poterli distruggere o per poterli evadere -non senza lasciarsi indietro i compagni incapaci di proteggersi…
La salvezza, inaspettatamente, venne dalla cappa di Hood: Il mistico tessuto, veloce come il pensiero, avvolse i componenti del gruppo…e li fece scomparire esattamente come poteva fare la cappa di Cloak. I massi terminarono la loro corsa, sollevando una enorme nube di polvere… E quando il silenzio tornò e la polvere si fu diradata, il gruppo si trovava sull’altro troncone di un sentiero distrutto.
“Come cavolo facevi a sapere dove portarci?” chiese Moonhunter. Hood scosse la testa. “Non ne ho idea: è stato come una specie di blackout. Questa cosa…” toccò la cappa, che fu scossa da un fremito “ha agito da sola, lo giuro.”
“Avremo modo di preoccuparcene dopo,” disse il Barone Nero, osservando il percorso che a spirale correva lungo la montagna. “È inutile muoversi in fila indiana: di questo passo arriveremo che sarà giorno, e non voglio essere indebolito dal Sole maledetto. Hobgoblin, prova a costeggiare in volo questo sentiero.”
“Un’idea sensata.” Ad un cenno dell’essere demoniaco, un mostruoso aliante di fuoco infernale apparve dal nulla. Hobgoblin vi saltò sopra. “Vi manderò una cartolina dalla cima, gente!” fece schizzare in avanti il suo ‘velivolo’, lasciandosi dietro una scia infuocata… Ma fu un trionfo di breve durata: una raffica di vento di una violenza sorprendente dissolse il suo aliante, e lo scaraventò contro il fianco della montagna! Gli altri lo videro rotolare impotente verso il basso, e solo la sua forza sovrumana gli permise di aggrapparsi ad una roccia sporgente.
Carrion fu il primo a reagire: scomparve in un bagliore e in una nube putrida…
…e riapparve abbastanza vicino da afferrare le mani di Hobgoblin nelle proprie.
“Ma sei pazzo!?” ringhiò il demone. “Mi farai marcire con il tuo tocco!”
Carrion lo tirò su senza sforzo, a dispetto della sua fragile apparenza. “No. Il mio tocco non ha effetto sulla tua natura mistica. In compenso, questo vento non è in grado di nuocermi.” Era vero, il suo corpo fungeva come un frangiflutti. Tutto ciò che era vivo o legato alla vita veniva respinto da Carrion. “Tutto bene?”
“A parte l’ego, niente di ferito. Ma come faranno gli altri?”
Apparentemente, non c’era da preoccuparsene: la colonna stava proseguendo, seppure con le sue difficoltà.
“Come cavolo fa?” fece Hood, urlando per farsi sentire.
In testa alla colonna, Anubi camminava come se nulla fosse. Trevor ebbe la sua risposta quando la nera sagoma del dio-sciacallo si sovrappose per un attimo alla figura dell’uomo.
Dietro di lui, procedeva Inferno, il cui corpo era ora un blocco di metallo freddo. Intorno al suo corpo, Dreadknight aveva fissato alcuni giri della bola della sua lancia, facendo poi passare i cavi intorno ai corpi degli altri Supernaturals in una singolare cordata.
Il gruppo raggiunse gli altri due elementi. Ora pioveva talmente fitto da infradiciarli. “Vediamo di sbrigarci,” disse D’Arby. “Sento l’elettricità accumularsi nell’aria, fra poco voleranno fulmini!”
E proprio in quel momento, una saetta esplose abbagliante e colpì in pieno Nightshade! La nera licantropa lanciò un terribile latrato di dolore, ogni corpo del pelo dritto e attraversato da archi voltaici, l’armatura che indossava trasformata in un mortale gioco di luci.
“TINDA!” Moonhunter allungò una mano per afferrarla, ma inutilmente. I Supernaturals non poterono che guardarla cadere inerte, il corpo fumante, verso l’oscurità, il cavo che li univa troncato dal calore. “TINDAAAAA!”
“Fermati, pazzo!” il Barone dovette faticare per trattenere l’uomo che voleva a tutti costi gettarsi al suo inseguimento. Intanto, il vento e i fulmini si stavano, se possibile, facendo più forti. “Non possiamo fare niente per lei! Era già morta prima di cadere!”
Moonhunter si tolse la maschera e fissò D’Arby con odio. “È una lupa mannara! Ha un fattore di guarigione, non possiamo lasciarla lì!”
“Non è morta,” disse Anubi, guardando verso il basso. “Il legame del Caduceo che ci unisce ce lo avrebbe fatto percepire. E il mio stesso sire non ha avvertito la morte della lupa.”
“Una ragione di più per soccorrerla!” Zachary si rimise la maschera. Si toccò il dorso della mano guantata d’argento, e un attimo dopo la sua hoverbike apparve in un lampo di teletrasporto. Il vento faceva ondeggiare pericolosamente il veicolo sospeso a mezz’aria sul sentiero. L’uomo saltò a bordo. “Non intendo lasciarvi soli, gente, anche perché il legame non me lo permetterebbe. Ma non la lascerò, qualunque cosa succeda. Datene un paio di quelle buone anche per conto mio, a quei bastardi!” Avviò il veicolo, e si precipitò come un razzo verso il basso, scomparendo fra le nubi.
“E poi ne rimasero sette…” disse Hood. “Più che una spedizione, comincia a somigliare ad un gioco al massacro. Come facciamo ad accorciare questa scarpinata?”
“Forse qualcosa si può fare,” disse il Barone Nero, osservando la tempesta infuriare. La pioggia rendeva scivoloso il percorso, e il vento li teneva tutti quasi incollati alla parete. “Inferno, una parte della tua lega è metallo di Uru del martello di Thor, giusto?”
Il silente guerriero annuì.
“Allora gli sciocchi che ci hanno attaccato ci hanno appena dato il modo di raggiungerli prima.” Il vampiro levò le braccia al cielo. Gli arcivampiri, come lui, Dracula e Lilith, possedevano molti poteri, fra cui un certo controllo sugli elementi. Serjey D’Arby, sapendo che un giorno avrebbe dovuto sfidare queste potenti figure per arrivare al controllo di tutti i vampiri, aveva affinato in particolare modo proprio quel potere. “Quando te lo dirò, inizia ad assorbire ogni iota del potere che ti riverserò contro, poi sparalo contro la roccia, in direzione della cima!” Poi, concentrò la sua volontà sulla tempesta. Avvertì immediatamente la presenza dei responsabili di quel fenomeno: sì, erano più di uno, si stavano impegnando a fondo, ma erano pur sempre semplici mortali, e per quanto avessero avuto una vita intera per affinare le proprie arti, lui aveva avuto secoli! “Ora, golem!”
I fulmini si riversarono in un torrente di potenza indescrivibile contro la figura metallica! Inferno divenne una nuova stella nella notte, l’ozono faceva puzzare l’aria in modo insopportabile. L’aria tremava ad ogni lampo che Inferno assorbiva in sé, eppure, la creatura riusciva a trattenere nel suo corpo quella potenza senza tremare, senza che il suo volto impassibile tremasse…
“Colpisci!” e a quel comando, Inferno sollevò le braccia nella direzione indicata.
Chi si fosse trovato ad osservare da una certa distanza, avrebbe visto un mostruoso bagliore squarciare la notte ed illuminare l’intera montagna, un bagliore che con il suono di cento tuoni là attraversò come un proiettile attraversa la carne, sbucando in prossimità della cima con la forza del magma!
Hood finalmente sollevò il cappuccio e aprì gli occhi, scoprendosi a fissare una notte tornata tranquilla, fredda e stupenda. “Per la miseria…” stonava con quel paesaggio di tenebre il foro contornato di roccia fusa. “Uh, e come lo raffreddiamo?”
Inferno entrò per primo. Al suo passaggio, le pareti roventi si raffreddarono quasi all’istante.
“Dreadknight, riforma la cordata e andiamo,” disse laconicamente Anubi.
Il percorso fu praticamente privo di ostacoli, e il gruppo finalmente emerse in vista del proprio obiettivo: una cittadella, una fortezza scavata direttamente nella roccia viva, come una incredibile corona di quell’aspro monte. Le spesse mura facevano da contorno ad un insieme di palazzi che seguivano il profilo della montagna. L’ingresso era costituito dalla gigantesca bocca spalancata di quello che poteva essere un babbuino. Negli occhi rocciosi della bestia brillavano minacciosi dei fuochi azzurri.
“Direi che siamo arrivati,” disse Dreadknight. Fino a quel momento, le descrizioni del Conte erano state rispettate -trappole a parte. “Bussiamo o sfondiamo?”
Ebbe la sua risposta quando tutti udirono come uno, cento, mille sibili fusi in un unico verso sinistro. Il gruppo sollevò lo sguardo, in tempo per vedere qualcosa oscurare le stelle e la luna… “FRECCE!” urlò Hood. Il cielo era attraversato da uno sciame di frecce che avrebbe potuto sterminare un esercito!
Hood reagì facendo della sua cappa un guscio, ma solo per sé stesso.
Hobgoblin proiettò un fascio di fuoco infernale per vaporizzare quelle che destinate alla sua persona. Carrion si teletrasportò via. Dreadknight ingrandì il proprio scudo. D’Arby divenne nebbia. Inferno e Anubi non si spostarono di un millimetro, non ne avevano bisogno…
Poi le frecce colpirono. Attraversarono il fuoco infernale perfettamente indenni, lasciando ad uno stupefatto Macendale solo il tempo di venire trafitto e di urlare di spaventosa agonia ad ogni colpo!
Migliore sorte non toccò a Dreadknight, il cui scudo fu prima colpito da così tante frecce da andare in pezzi, per poi essere colpito lui stesso e scaraventato a terra in una pozza del proprio sangue!
Invece le frecce si polverizzarono, innocue, sul corpo metallico di Inferno. Anubi mosse in un semplice arco i suoi scettri, e le frecce cariche di energia mistica si frantumarono contro una barriera non meno potente.
Chiuso nel suo guscio, Hood aspettò che quello spaventoso suono come di grandine cessasse del tutto. “Oddiooddiooddio…” Lui era solo un esule dal maledetto regime che governava il suo mondo, non era giusto che dovesse passare tutto questo! La sua libertà non valeva così tanto…
I suoni si arrestarono. Tornò il silenzio.
Anubi osservò gli agonizzanti Dreadknight e Hobgoblin, letteralmente inchiodati a terra. “Avete due possibilità: liberarvi e seguirci, o morire. Non ci sono guaritori, in questo gruppo, e il Conte non saprebbe che farsene di elementi deboli. E questo vale anche per te, Hood: un codardo non farebbe altro che intralciarci.”
Hobgoblin rispose fissandolo con un odio spaventoso. Il sacerdote egizio rispose con immutata freddezza, “Volevi essere libero, questa è l’occasione migliore che mai avrai.” Poi sollevò lo sguardo verso l’alto. “Andiamo, signori,” disse ai tre elementi rimasti in piedi. E si incamminarono verso l’ingresso della cittadella.
Dietro di loro, il bozzolo di tessuto si aprì, e Trevor si ritrovò solo con i suoi due ‘compagni’ mezzi morti, e senza la minima idea di cosa potesse fare…
“Dobbiamo ovviamente aspettarci una resistenza numerosa e organizzata,” disse Anubi, lo sguardo fisso sulla massiccia porta chiusa fra le fauci della scimmia. “Non perdiamo tempo in inutili scaramucce: sono i sacerdoti il nostro obiettivo, sono loro a sapere dove si trova l’elemento della giovinezza. Barone Nero..?”
Il vampiro schioccò le dita. A quel semplice gesto, una fitta coltre di nebbia risalì come un denso liquido dalla base della montagna, una nebbia che presto avvolse l’intera zona della cittadella, trasformando gli occhi della scimmia di pietra in pallidi fuochi fatui.
Una nebbia in cui apparvero dozzine di paia di occhi, occhi rossi, malevoli come i versi ringhianti e gutturali, inumani, che i proprietari di quegli occhi emettevano.
“I miei farkaskoldoi sono pronti,” disse il Barone. Chiunque lo avesse incontrato sarebbe rimasto sorpreso da tanta obbedienza, ma era anche vero che questa era la sua ultima missione per conto del Conte maledetto…
Cape Cliff, trenta minuti prima della partenza
“Credo che questa temporanea alleanza debba finire qui, Barone,” disse il Conte, fissando il fuoco del camino.
In piedi dietro di lui, Serjey D’Arby mostrò un mezzo sorriso. “Non potrei essere più d’accordo. Quindi, esiste già un mio sostituto pronto a raccogliere la mia porzione del Caduceo degli Sterling?”
“È esatto. Anubi passerà a tale elemento il frammento, ma ad una sola condizione.”
“Quale?”
“Questa ultima missione.
Procuratemi
Il sorriso si accentuò. “Consideralo fatto.” Non era passato molto tempo da quando era stato costretto a condividere i suoi destini con quelli dei Supernaturals[ii], ma ne aveva perso comunque troppo, lontano dai suoi simili, lontano dalla sua scalata al potere!
Dietro la porta della cittadella, come Anubi aveva previsto, c’era un esercito da incubo ad attendere gli intrusi: più di cento creature scimmiesche, simili a babbuini antropomorfi, vestite di armature, armate di scimitarre e scudi, come se temibili zanne ed artigli non fossero bastati.
I loro maghi migliori non erano bastati, ora toccava alla forza bruta. E queste creature ringhianti erano pronte a versare ogni goccia di sangue necessaria per assicurare la difesa del loro mon…
La nebbia calò improvvisa, gelida e impenetrabile. Presto, gli uomini-scimmia si trovarono quasi impossibilitati a vedersi l’un l’altro. I suoni erano ovattati, gli odori smorzati dalla nebbia.
Dalle scale del tempio centrale, L’Alto Sacerdote fissava impassibile, ma con la morte nel cuore, quel fenomeno. Per la prima volta in millenni, la sacralità della cittadella stava per essere violata. Chinò il capo: come potevano sperare di risolvere con la pura forza bruta quello in cui la loro più potente magia aveva fallito..?
Nella nebbia, il suono che fece la porta quando fu sfondata sembrò stranamente lontano. Ma ai soldati non importava: i nemici erano solo in quattro, e per quanto potenti sarebbero caduti di fronte al nu*
Non i quattro Supernaturals, bensì una massa ringhiante di pellicce, zanne e artigli si gettarono come saette contro i soldati! Presi completamente di sorpresa, gli uomini-scimmia furono colti dal panico: menarono fendenti alla cieca, ma in quella nebbia molti colpirono i loro compagni.
La nebbia si diradò, non del tutto, ma abbastanza per vedere questo nuovo nemico: licantropi, decine di licantropi dal pelo nero ed ispido, gli arti come zampe, le zanne mostruose dai canini come pugnali. Questi erano i farkaskoldoi, i licantropi-vampiro al servizio del Barone Serjey D’Arby! Mostri non-morti, invulnerabili a tutto tranne che all’argento e al frassino nel cuore, assassini che erano una diretta estensione della malvagia volontà del Barone Nero!
Gli uomini-scimmia di Sarus combatterono come meglio potevano, ma in quella confusione, senza un piano preordinato, come potevano sperare di avere la meglio ed impedire agli altri stranieri di entrare indisturbati?
“FERMI!” La voce dell’Alto Sacerdote irruppe come un tuono su tutto il campo di battaglia, arrestando temporaneamente scimmie e lupi.
I Supernaturals, che stavano avanzando su un tappeto di caduti, si fermarono a loro volta ad osservare la creatura in abito talare in cima alla scala che portava al tempio.
“Sei pronto a dialogare, ora?” chiese Anubi.
L’altro annuì. “Non insulterò la vostra intelligenza facendo finta di non sapere per cosa siete venuti. In fondo, la fonte della giovinezza è la sola cosa che ci ha permesso di sopravvivere alla Grande Catastrofe ed allo scorrere del tempo.”
Anubi si avvicinò. “Concedici la fonte, e la vostra comunità continuerà ad esistere. Se le leggende dicono il vero, perderla non vi farà morire, ma tornerete ad invecchiare come ogni mortale.”
Il Sacerdote sospirò. “È così: purtroppo, significa anche che dovremo tornare a riprodurci, ad interagire più frequentemente con il mondo degli umani. E dicci, sacerdote del dio-sciacallo, in nome di chi dovremmo sacrificare la nostra vecchia e pacifica esistenza?”
“In nome di Victor, Conte di Salisgrave.”
Ogni singolo occhio delle scimmie si puntò su Anubi. I farkaskoldoi, percependo l’odore del terrore, ringhiarono minacciosamente. Lo stesso Alto Sacerdote sembrava irrigidito dalla paura. “Salisgrave! Voi siete al servizio dello stregone pitto!”
“È così.”
L’Alto Sacerdote sembrò ricomporsi, ma solo per un momento, prima di scoppiare in una risata fragorosa! “Per gli Dei, che splendida, splendida ironia! Proprio lui, di tutti mortali in questa era!” Fece un cenno, e fra le sue mani artigliate apparve una roccia grande come un uovo, di un brillante colore d’oro, avvolta da un’aura luminosa. “Ecco, questa è la fonte della giovinezza, il dono del cielo che da oggi ha un nuovo proprietario, se promettete di smettere di versare il nostro sangue!”
Anubi annuì. “Hai la nostra parola. Daccela, e noi ci ritireremo.”
L’Alto Sacerdote sollevò le mani.
Non aveva altra scelta, restava solo l’onore… Al suo comando,
Una volta fuori dalla cittadella, il gruppo si avvicinò ai tre compagni che si erano lasciati indietro. “Prevedibile,” disse Anubi, alla vista di Trevor, seduto su una roccia, lo sguardo fisso a terra. Poi, a Dreadknight ed Hobgoblin, che aspettavano accanto a lui, “Vedo che avete scelto di vivere.”
Gli occhi risposero per loro: era la loro benedizione e la loro maledizione, essere condannati all’immortalità fino a quando fossero stati un gruppo! Le ferite erano guarite, solo macchie secche di sangue e umori verdastri provavano la loro sofferenza… “Se vi avessero ucciso, di sicuro non ne avrei sofferto,” disse Macendale. “È quella la fonte della giovinezza?”
L’uomo mostrò l’oggetto nella sua mano. “Lo è. E visto che il Conte è un uomo generoso, a dispetto del vostro misero fallimento il recupero di questo oggetto vale un certo periodo di…libertà.”
“Come?” chiesero tre voci contemporaneamente.
“Set e le Armate dell’Interregno sono, per così dire, occupate altrove[iii]. Il Conte dedicherà la sua attenzione alla ricerca dei talismani o di qualunque altro oggetto che possa servire ai servi di Set per evocarne il potere. E quando sarà pronto, voi sarete richiamati per servirlo.” Levò l’altra mano a pugno.
Dal petto dei Supernaturals, le porzioni del Caduceo si distaccarono in un bagliore di luce! Dal cielo stesso giunsero le ultime due porzioni, ed esse si radunarono nel pugno di Anubi, che continuò a brillare di energie arcane anche dopo che ebbe finito. “Ecco, ora siete a tutti gli effetti liberi. Usate bene il tempo che vi rimane, perché altro non ne avrete quando tornerete insieme.”
In risposta, Hobgoblin generò il suo mostruoso aliante di fuoco. Vi saltò sopra, e svanì in un torrente igneo, squarciando il cielo con la sua risata demoniaca.
Con un fischio, Dreadknight fece giungere il suo fido destriero, Hellhorse. Montò con un salto, e prendendo le redini disse, “Se credete che torneremo sui nostri passi, sei davvero fuori di testa!” Poi, il cavallo decollò con un nitrito spaventoso.
Hood iniziò ad avvolgersi nella sua cappa. “Sentite, datemi almeno il tempo di pensarci, ok? Magari lo trovo, un fesso che prende il mio posto!” E scomparve, e con lui Carrion.
Il Barone Nero disse solo, “È stato un piacere, imparare qualcosa su di voi. La prossima volta che ci incontreremo, sarà da nemici.” E divenne nebbia, svanendo presto fra le correnti di alta quota.
Inferno non disse nulla, come
sempre. Rimase dov’era, in attesa di ordini, fissando insieme al suo compagno
l’orizzonte lontano…